L’8 MARZO DALLA PARTE DI “LEI”
L’8 marzo è un giorno dalla parte di “Lei”.
di Paola Bergamo
” Amate e rispettate le donne …un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione diseguale e una perenne oppressione di leggi, quell’apparente inferiorità intellettuale oggi argomento per mantenere l’oppressione” ( Giuseppe Mazzini)
“Le donne sono una vite su cui gira tutto”, sono parole di Lev TolstoJ.
“La differenza tra uomo e donna è epigenetica, ambientale. Il Capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato. Così pure tra i popoli. E’ sempre un dato culturale.” Così si è espressa Rita Levi Montalcini.
“La donna non è un essere inferiore ma “inferiorato” . Donne di tutto il mondo agitatevi ma educatevi! Chè male tenta la conquista del regno della libertà colui che in essa si troverebbe nel disagio che da l’impotenza!…La base della rivoluzione che condurrà la donna al suo destino sarà gettata dall’educazione. Già, rivoluzione politica o sociale a poco arriva quando non sia preceduta o completata da quella morale. Il diritto muta soltanto l’esteriorità, la morale muta l’essenza, imperando anche su se stessi”. ( Mario Bergamo, Parola alle Donne- 1913)
La giornata dedicata alle donne è riconosciuta a livello internazionale.
E’ un giorno di festa ma pure un momento di stimolo alla riflessione sul problema dell’uguaglianza tra uomini e donne. La via dell’emancipazione resta in salita e in alcune zone del mondo più che in altre è drammatica.
Anche se molteplici sono state le conquiste sociali, economiche e politiche in un paese come l’Italia, c’è tuttavia ancora molto da fare e l’8 marzo è occasione per porre l’attenzione su questioni non solo legate all’uguaglianza di genere, ma ai diritti riproduttivi, alle tante discriminazioni e alle forme di violenza esercitate in molteplici forme contro e sulle donne fino al dramma della loro soppressione. Femminicidi e uxoricidi sono una evidente piaga sociale ed è tempo della fine dell’impunità, come ha ben spiegato nel suo recente libro Isabelle Rome grande magistrato e già ministro per le pari opportunità nel governo di Francia, paese che ha appena introdotto nella propria Costituzione il diritto di abortire per le donne. Una scelta forte per una materia delicata, che può anche scuotere gli animi, ma che io condivido come atto di grande civiltà e che vuole sancire il diritto alla massima assistenza per le donne senza dover ricorrere alla clandestinità.
Stando alle fonti ONU la donna dovrebbe raggiungere la effettiva parità di genere entro il 2030 ma appare bizzarro pensare a una scadenza temporale quando la faccenda risiede in una questione di mentalità, espressione d’ingiustizia sociale e quindi è e resta questione sociale e di libertà!
In questa occasione mi piace allora ricordare una figura femminile particolare ed eloquente, quella di Lise Meitner, nata nel 1878, una grande scienziata, costretta a studiare nascostamente.
Si occupava di fissione nucleare e senza le sue scoperte non ci sarebbe stato il Manhattan Project a cui lei però non aderì mai. Anzi Indignata per l’uso che se ne voleva fare delle sue scoperte divenne una fervente pacifista e quindi anche di più osteggiata da quel mondo tutto al maschile di allora.
Le fu negato il Premio Nobel che invece avrebbe meritato ma guadagnò e ingiustamente, la nomea di “Madre dell’Atomica”, perché la stampa, all’epoca tutta al maschile, con grande ambiguità attribuì a Lei, non tanto la grandezza delle sue scoperte scientifiche ma la responsabilità degli ordigni atomici che investirono il Giappone a Hiroshima e Nagasaki. Quegli ordigni furono una applicazione militare di scoperte molto più grandi che Lise aveva fatto.
Quando Lise fu ammessa all’insegnamento universitario, grazie a un uomo che l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, Otto Hahn, si diceva con sprezzo che insegnasse “fisica cosmetica” mentre era un genio. Lise continuò diritta per la propria strada e non si perse mai d’animo.
In una giornata come questa mi piace ricordare anche la figura di mia Nonna, Linda Garatti, moglie di Mario Bergamo, Repubblicano, Mazziniano.
Linda era l’unica donna al Liceo classico Canova di Treviso, unica donna alla facoltà di Giurisprudenza. Era un tempo quello in cui lo studio ci veniva per lo più precluso.
Fu attiva anche politicamente, fervente Repubblicana in tempo di Monarchia, tra quei banchi del Liceo incontrò mio Nonno e ne nacque un grande amore che, non fu solo amore tra un uomo e una donna, ma fu amore condiviso per la politica, per la lotta politica, per la battaglia nel nome della libertà e che costarono a entrambi l’esilio in Francia durante la Dittatura Fascista.
Linda con Mario e con Guido Bergamo furono gli artefici del grande sciopero a Crocetta del Montello del 1913. Uno sciopero che passò alla storia perché fu il primo grande sciopero veneto. Al Canapificio Veneto le condizioni di lavoro erano massacranti, insalubri e in specie le donne si ammalavano di tisi, morendo come mosche.
Fu quindi un “femminista” convinto anche Mario Bergamo, e lo testimonia il suo primo libro apparso nel 1913 con il titolo “Parole alle Donne” invitandole appunto alla lotta di emancipazione e libertà .
L’8 marzo è stato scelto come data in memoria di due eventi: la grande manifestazione in Germania dell’8 marzo 1914 per il diritto di voto e la grande sollevazione di massa femminile dell’8 marzo 1917 in Russia organizzata dalle operaie di Pietrogrado per il pane e per perorare il ritorno dei loro uomini dalla guerra. Una protesta che fu uno dei momenti fondamentali per determinare il crollo dello zarismo. La Rivoluzione Bolscevica sarebbe sopraggiunta poco dopo in autunno.
In Italia la festa dell’8 marzo fu iniziativa delle donne comuniste e fu introdotta nel 1921. Fu scelto un fiore che costasse poco, alla portata di tutti, la mimosa, fiore “eversivo” simbolo di Libertà.
Se l’8 marzo viene celebrato tra storia e memoria come un giorno lieto, in verità è solo uno dei 365 giorni di battaglia che le donne di tutto il mondo sono costrette a combattere contro discriminazione e violenza per vedere riconosciuta quella pari opportunità che è diritto e veder affermata quell’uguaglianza di genere che appare ancora oggi, spesso, un miraggio.