ECCO I NUMERI CHE DICONO LA VERITA’ SUL RECOVERY FUND
I FONDI EUROPEI CONTRO LA CRISI ECONOMICA DA COVID19
di Franco Torchia
A distanza di poco meno di 48 ore dall’annuncio eclatante del nuovo bazooka europeo contro la crisi economica da pandemia, da parte di molti economisti arrivano le prime perplessità ed i primi distinguo.
Dopo il facile entusiasmo delle prime ore è giunto il momento di fare una seria riflessione a mente fredda, guardando soprattutto ai numeri.
Complessivamente i programmi europei fino ad oggi lanciati per il Covid19 ammontano a 2.040 miliardi di euro così ripartiti:
• Il Programma PEPP della BCE 750 mld;
• Il primo pacchetto di 540 mld di prestiti divisi tra Mes 240 mld, Sure 110 mld, Bei 200 mld;
• Il Recovery fund: 750 mld di cui 500 mld di sussidi e 250 mld di prestiti.
Il Fondo sarà finanziato attraverso il mercato con obbligazioni emesse dalla Commissione europea, con scadenze a partire dal 2028 e fino al 2058.
Il 2 maggio scorso la Von der Leyen ha annunciato il nuovo bilancio pluriennale europeo 2021-2027 da 1.279 miliardi, ma considerato che il Recovery Fund andrebbe a finire nel bilancio comunitario, esso supererebbe i 2.000 miliardi, quasi il doppio di quello del precedente settennato.
Per ripagare i 750 miliardi del Recovery fund pare siano stati individuate tre soluzioni
1) nuove tasse europee (web tax e carbon tax);
2) riduzione delle spese dei programmi Ue;
3) aumento dei contributi degli Stati membri al bilancio UE.
Sul punto 3 nei prossimi giorni bisogna focalizzare l’attenzione anche perché il Parlamento europeo ha chiesto di rivedere il meccanismo delle risorse proprie, introducendo nuove fonti di entrata UE così da ridurre i contributi diretti basati sul Reddito nazionale lordo degli Stati membri.
Dobbiamo aspettare il 19 giugno quando ci sarà il vertice europeo per sapere cosà succederà.
Nel frattempo abbiamo messo insieme due numeri per comprendere la situazione.
La Corte dei Conti nella Relazione del 2019 ci informa che l’Italia dal 2012 al 2019 ha versato nel bilancio comunitario 130 miliardi ricevendo accreditamenti per 87 con un saldo negativo di 43 miliardi.
Per chiarezza ricordiamo che il Bilancio europeo viene finanziato dalle cosiddette “Risorse Proprie” nelle quali confluiscono: le Risorse Proprie Tradizionali (RPT); la risorsa basata sull’IVA e la risorsa basata sul Reddito Nazionale Lordo (RNL).
Da tener presente che la risorsa sul Reddito Nazionale Lordo è stata aggiornata dallo 0.81% del precedente bilancio allo 0.90 % e potrebbe essere ulteriormente aumentata per il periodo 2021-27.
Ciò significa che il contributo italiano al bilancio comunitario per la sola quota relativa al Reddito nazionale Lordo potrebbe attestarsi a 16 miliardi l’anno a cui bisognerà aggiungere 4,5 miliardi di media all’anno tra Risorse proprie tradizionali e Risorse basate sull’Iva per un totale di 20,5 mld l’anno per i prossimi 7 anni.
In pratica i versamenti dell’Italia all’Europa si attesterebbero a 143,5 miliardi.
Quindi tutto si gioca proprio sul contributo dei singoli Stati al bilancio comunitario. Se esso si dovesse mantenere nei parametri già fissati il risultato sarebbe paradossale.
Perché gli 82 miliardi a fondo perduto destinati al nostro Paese non sarebbero altro che la restituzione di una parte delle somme da noi versate.
Se gli accreditamenti legati ai fondi Strutturali europei non dovessero ridursi, sarebbero più o meno 45 miliardi, e quindi avremmo un risultato nettamente negativo per l’Italia di 16,5 miliardi.
Non c’è che dire !
Una grande solidarietà europea.
E’ più che mai attuale il proverbio che dice “chi fa da sé fa per tre” !