LA CHIESA DEVE PAGARE L’ICI ALLO STATO ITALIANO

UNA LUNGA BATTAGLIA REPUBBLICANA

Lunga e tortuosa è stata la battaglia per far pagare l’ICI alla Chiesa cattolica, ma alla fine abbiamo avuto ragione.

Ieri è arrivata la sentenza della Corte di Giustizia UE che obbliga l’Italia a far pagare l’Ici alla Chiesa.

Tutto è iniziato nel 2006 con una serie di denunce inviate alla Commissione europea dal Partito radicale e sostenute dal Partito Repubblicano Italiano.

Il 5 aprile del 2006 la prima conferenza stampa di presentazione dei ricorsi alla quale presero parte i radicali Emma BONINO e Maurizio TURCO, il socialista Enrico BOSELLI, l’avvocato Alessandro NUCARA, esperto in Diritto della Concorrenza, e il fiscalista Carlo PONTESILLI.

Successivamente sono intervenuti altri soggetti ed in particolare la scuola elementare non statale di Roma intitolata a Maria Montessori.

Dopo le prime perplessità della Commissione europea la palla è passata alla Corte di Giustizia che finalmente ieri ha assunto la sua storica decisione.

Maurizio Turco, esponente del Partito Radicale che ha seguito tutti i ricorsi presentati in sede europea contro l’esenzione dell’Ici per gli enti non commerciali ieri ha dichiarato all’Ansa “I nostri avversari sono lo Stato italiano e la Commissione europea che hanno permesso tutto questo. E la nostra battaglia non si ferma: faremo un altro ricorso per il recupero dell’Ici dal 1992”

“Questa sentenza – spiega Turco – è anche una condanna politica alla Commissione europea e ai governi che in questi anni si sono inventati di tutto. L’ultimo alibi è stato il malfunzionamento del catasto e la corte ha giustamente detto allo Stato italiano: ‘fate funzionare il catasto’”.

I Radicali chiederanno ora ”alla Corte dei Conti di vigilare sul recupero: la sentenza stabilisce che c’è stato un evidente danno erariale e che lo stato italiano deve recuperare questo denaro. Quindi avviseremo la Corte dei Conti che deve vigilare su questo recupero”.

Vogliamo festeggiare questa storica sentenza ricordando alcuni dei passaggi salienti della vicenda che ha visto i repubblicani impegnati in prima fila, insieme ai radicali.

1 – Se il Vaticano sfugge alle condizioni della concorrenza

 

 In un articolo pubblicato su “La Voce Repubblicana” nel luglio del 2007 Alessandro Nucara fa il punto della situazione

di Alessandro Nucara

L’interesse della Commissione europea per l’esenzione dal pagamento dell’ICI, concessa dall’Italia a favore di alcuni soggetti, ha riaperto un dibattito che più in generale riguarda il trattamento “speciale” riservato alla Chiesa cattolica da parte del nostro legislatore.

Chi sono, dunque, i beneficiari dell’esenzione e a che condizioni questa viene concessa? Si tratta veramente di “tanto rumore per nulla”, come sostengono alcuni commentatori? E’ veramente un tentativo posto in essere da un gruppo di anticlericali disposti a tutto pur di scagliarsi contro la Chiesa, rischiando di mettere a repentaglio la sopravvivenza degli oratorii, delle parrocchie, dei luoghi di culto, dei centri di assistenza ecc.?

Procediamo con ordine per tentare di contribuire al dibattito.

La legge istitutiva dell’ICI aveva previsto precise esenzioni per gli immobili destinati ad usi “meritevoli” (come attività assistenziali, didattiche, ricreative). Nel 2004, la Cassazione aveva, però, chiarito che tale esenzione poteva essere applicata solo fino a quando nell’immobile fosse esercitata in via esclusiva una delle attività “meritevoli”.

Il governo Berlusconi, tuttavia, con la finanziaria del 2005, estese tale beneficio anche agli immobili di proprietà di qualsiasi ente religioso, nonché delle ONLUS, in cui venissero esercitate attività commerciali. Addirittura, nella formulazione originaria della norma, gli unici beneficiari dell’esenzione sarebbero stati gli immobili appartenenti alla Chiesa cattolica. La discriminazione ed il vantaggio apparivano, però, troppo palesi e si decise di estendere tale beneficio a tutte le confessioni religiose ed alle ONLUS.

A seguito delle pressioni esercitate dalla Commissione europea (informata della normativa in questione da un “drappello di mazziniani radicali”, per usare le parole di Curzio Maltese su la Repubblica del 25 giugno), è intervenuto il Governo Prodi: il beneficio dell’esenzione è ora concesso nei confronti di quegli immobili, di proprietà di enti religiosi o di ONLUS, in cui si svolgano attività “non esclusivamente commerciali”. Il “drappello di mazziniani radicali” insiste: così si aggira il problema e si rischia che la maggior parte degli immobili in questione continui a beneficiare indebitamente dell’esenzione; e la Commissione chiede nuovamente chiarimenti allo Stato.

Fin qui il necessario antefatto cronologico-normativo. Ma di cosa si sta parlando allora? E’ vero, come pure è stato detto (l’Avvenire, 26 giugno 2007), che ci si accanisce a vedere privilegi dove privilegi non sussistono?

Sì, è vero, il beneficio dell’esenzione è concesso in relazione agli immobili di proprietà di qualsiasi ente religioso e delle ONLUS in cui si esercitino attività “non esclusivamente commerciali”. Nessuna discriminazione e nessun vantaggio, quindi, a favore della Chiesa cattolica, come sostengono illustri commentatori, quali Della Torre su Repubblica del 28 giugno e De Mita sul Sole 24 Ore dell’8 luglio? Ebbene, se non ci si vuole fermare alla superficie, chiudendo occhi ed orecchie per un ennesimo e gratuito atto di fede, non si può non pensare a quali siano veramente gli immobili che beneficiano dell’esenzione e quale percentuale di essi appartenga alla Chiesa cattolica, nonché (e soprattutto) quali attività vengano in essi esercitate. Non credo sia possibile negare che alla Chiesa cattolica (e non ad altre confessioni religiose o alle ONLUS) possano essere ricondotte varie strutture ricettive (alberghi et similia), scuole e cliniche private ecc. Tutti questi immobili saranno soggetti ad ICI? Un convento utilizzato per due piani come bed and breakfast e per il resto ad ospitare e formare il clero sarà soggetto ad ICI? Un albergo o una clinica con una cappella in cui è possibile pregare ed assistere a funzioni religiose, sarà soggetto ad ICI? Sono questi immobili destinati all’esercizio di attività esclusivamente commerciali (quindi soggetti ad ICI, stante la norma in vigore)? Mi pare quanto meno legittimo porsi queste domande e dubitare della compatibilità della norma in questione con la normativa in materia di aiuti di Stato.

Si vuole, dunque, mettere in ginocchio gli oratorii, le parrocchie, le attività assistenziali? O si vogliono piuttosto ripristinare condizioni di concorrenza compatibili con il diritto comunitario per tutte le attività commerciali svolte dalla Chiesa? Non si tratta di far pagare l’ICI sui luoghi di culto, sui luoghi di formazione del clero, sugli oratorii o sui centri di assistenza. Si tratta di far rientrare la Chiesa cattolica nell’alveo del diritto della concorrenza quando, e nella misura in cui, questa eserciti attività commerciali. A tali obiezioni c’è chi replica sostenendo che la soluzione interpretativa debba essere lasciata al giudice. A noi piace pensare che la soluzione per una norma di così difficile interpretazione ed applicazione spetti al legislatore. Ed è triste rendersi conto che il nostro legislatore non condivide tale impostazione: quando, infatti, l’on. Maurizio Turco propose di esentare dal pagamento dell’ICI solo quegli immobili in cui non si svolgesse, a nessun titolo, attività commerciale, l’emendamento ebbe il solo voto favorevole della Rosa nel Pugno e del Partito Repubblicano Italiano! Solo una minoranza laica (e non laicista) sembra, dunque, nel nostro Paese, lottare per un più sano rapporto tra Stato e Chiesa, tentando di eliminare i privilegi che per varie ragioni il nostro legislatore ha concesso e continua a concedere alla Chiesa cattolica (la questione dell’ICI ne è solo un esempio: si potrebbe parlare di 8 per mille, di fisco agevolato per gli enti religiosi, di finanziamenti alle scuole cattoliche, di “sbattezzo” e così via).

Chiudiamo queste brevi considerazioni su un argomento che dovrebbe essere di reale interesse pubblico, molto tentati dal citare una sapida boutade di Napoleone Bonaparte: “Sono circondato da preti che ripetono incessantemente che il loro regno non è di questo mondo, e intanto mettono le mani su tutto quello che possono afferrare”. Ma preferiamo ricondurci alla sempre illuminante ed illuminata serietà di Giuseppe Mazzini riportando questo suo pensiero: “Libertà e Papa stanno in contraddizione (…) Parliamo ai preti in buona fede. Deponiamo ogni stimolo di passione, ogni vanità di difesa, e guardiamo attorno”. Niente pregiudizi o “ismi”, dunque, ma solo un atteggiamento orgogliosamente laico.

 

2 – L’avvocato Nucara a ‘Caterpillar’: Ici, esenzione illegittima

 

L’avv. Alessandro Nucara è stato intervistato il 9 dicembre 2007 nel corso della trasmissione Caterpillar su Radio2

Avete fatto un ricorso all’Europa per dire che se la Chiesa non paga l’Ici è concorrenza scorretta?.

“E’ un aiuto di Stato, c’è una distorsione della concorrenza attuata tramite un favore, un vantaggio concesso dallo Stato”.

Ci faccia qualche esempio…

“Sosteniamo che, in base alla norma formulata adesso, un hotel di proprietà della Chiesa, una scuola privata di proprietà della Chiesa, una clinica privata, gli immobili in cui si esercitano attività di servizi finanziari, non pagano l’Ici perché ad esempio, sono strutture che hanno una cappella al loro interno. Oppure ci può essere un convento in campagna che ha un campo da golf, ma anche una zona adibita come alloggio per il clero. Anche questa struttura non paga l’Ici”.

Agli ascoltatori ricordo che nel decreto Bersani del 2006 venne inserita una norma in cui si diceva: l’esenzione all’Ici si applica a quelli immobili in cui non si eserciti esclusivamente attività commerciale. E’ questo il punto controverso.

“Noi abbiamo segnalato all’Europa come la formulazione di questa norma sia ambigua e possa comportare l’esenzione, ad esempio, di un hotel che abbia una cappella al suo interno”.

Per il direttore di “Avvenire” non sarebbe così.

“Se lo Stato italiano avesse dimostrato che ciò che dice il direttore dell’Avvenire è vero, probabilmente la Commissione europea ci avrebbe già detto che non esiste aiuto di Stato. Dalla denuncia presentata nel 2006, se è passato tutto questo tempo, evidentemente per la Commissione europea la cosa non è così chiara”.

Quando vi aspettate il responso da parte dell’Europa? Basterebbe applicare, nel caso di aiuti illegittimi, le leggi che già ci sono?

“Attendiamo la decisione finale per i primi mesi del 2012. La Commissione ha 18 mesi per l’indagine formale, un periodo che dovrebbe scadere nell’aprile prossimo. Se dovesse essere dimostrato che c’è stato aiuto di Stato, la Commissione dovrebbe ordinare il recupero di quegli aiuti più gli interessi. Attraverso quella decisione lo Stato italiano sarà obbligato a recuperare l’aiuto concesso più gli interessi tra i soggetti che ne hanno beneficiato”.

3 – L’Ici e la Chiesa – Pagare sì, ma pagare tutti

 

Su la “Voce repubblicana” del 2 agosto 2011

di Alessandro Nucara

Il 12 ottobre 2010, dopo circa quattro anni e mezzo di denunce, memorie, ricorsi al Tribunale UE, la Commissione europea ha avviato un’indagine formale su eventuali aiuti di Stato illegali concessi agli enti religiosi (e alle ONLUS). Si tratta dell’esenzione dal pagamento dell’ICI relativa agli immobili da essi adibiti ad uso totalmente o parzialmente commerciale. Tralasceremo in questa sede di trattare uno degli altri aiuti illegali oggetto di denuncia, e cioè l’esenzione parziale dal pagamento dell’IRES (per il quale la Commissione ha avviato una procedura di indagine parzialmente diversa e senza ufficiale coinvolgimento di terzi interessati), per concentrarci sull’esenzione ICI.

Nel periodo di grave difficoltà economico-finanziaria in cui versa il Paese, parte del mondo politico-mediatico sembra essersi improvvisamente ricordata della c.d. esenzione ICI. Tuttavia è da ben più di un anno che il drappello di “mazziniani radicali” (come ci definì Curzio Maltese in uno dei suoi articoli ai tempi delle denunce originarie) ha ottenuto una prima vittoria: quella di convincere la Commissione europea ad avviare un’istruttoria sulla questione.

“Se davvero vogliamo migliorare la manovra economica in un’ottica di maggiore equità e giustizia sociale, abbiamo il dovere di superare tutte quelle forme di iniquità fiscali che oggi possono apparire come privilegi ingiusti e immotivati, soprattutto in un momento così difficile per il paese, in cui si richiedono grandi sacrifici a tutte le cittadine e i cittadini italiani”. Leggendo questa dichiarazione dell’on. Concia ci siamo detti che finalmente anche qualcuno esterno alla nostra “nicchia” stava facendo qualcosa. Leggendo meglio, però, abbiamo iniziato ad avere i primi dubbi. Volendo concederle il beneficio del dubbio, siamo andati a leggere il testo della mozione presentata dalla Concia insieme ad altri 19 deputati del Partito Democratico. Ebbene, dopo aver premesso che “i dati disponibili indicano in 50 mila gli immobili di proprietà della Chiesa cattolica, comprendendo sia i luoghi di culto, sia gli immobili adibiti ad attività imprenditoriali lontane dal puro e semplice esercizio di culto” e che “va riconosciuta la delicatissima ed importantissima materia del sostegno alle religioni (…), rispettando profondamente la funzione sociale svolta quotidianamente dalla Chiesa cattolica”, si domanda al governo di “determinare il gettito che deriverebbe dalla tassazione del patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica, richiedendo il pagamento di una quota pari al 30 per cento del totale del gettito stimato”. E allora proprio non si capisce: o l’on. Concia e il PD intendono calcolare il gettito includendo tra gli immobili anche i luoghi di culto e i luoghi in cui si fornisce assistenza, stabilendo poi (non si sa bene in base a quale calcolo) che gli immobili adibiti ad uso commerciale rappresentino il 30% del totale, oppure siamo di fronte all’ennesimo raggiro dell’elettorato. Tertium non datur. Temiamo, purtroppo, si tratti di un tentativo piuttosto blando di far pagare qualcosa (il 30%) e non tutto quanto sarebbe dovuto. Il perché ci sfugge.

D’altra parte, se le motivazioni dei firmatari della mozione di oggi fossero genuine, c’è da chiedersi dove fosse il PD o perché votò contro quando, nel 2006 e nel 2007, gli emendamenti volti a eliminare questo privilegio trovarono il sostegno esclusivamente dell’allora Rosa nel Pugno e dei Repubblicani.

Ciò che già è stato denunciato ed è oggetto delle indagini della Commissione europea sono i privilegi fiscali relativi alle attività commerciali svolte dagli enti religiosi e dalle ONLUS. Se vi sono delle attività commerciali è giusto che siano sottoposte alle stesse norme valevoli per gli altri operatori concorrenti: il diritto comunitario esige l’applicazione della normativa in materia di concorrenza a tutti coloro che esercitano attività economica, indipendentemente dalla loro natura giuridica.

Il Sottosegretario Catricalà ha dichiarato, in una nota trasmissione televisiva, che il Governo “non aveva pensato” alla questione dell’esenzione ICI per gli immobili di proprietà della Chiesa. Abbiamo la più profonda stima dell’attuale Presidente del Consiglio e riponiamo piena fiducia nel ministro agli Affari europei. Ci attendiamo perciò che lo stesso rigore con il quale, da Commissario alla concorrenza, ha fatto rispettare la normativa in materia di aiuti di Stato, guidi Mario Monti anche nell’eliminazione di quel che sembra esserne una delle violazioni più palesi e inaccettabili.

 

4 – La Chiesa deve pagare come tutti

 

 “La Voce repubblicana “ del 12 dicembre 2011

Ici, conferenza stampa di Nucara e Turco/Campanello d’allarme per Monti

La conferenza stampa che il segretario del Pri Francesco Nucara e l’onorevole Maurizio Turco dei Radicali hanno tenuto a Montecitorio sull’esenzione dell’Ici per la Chiesa, suona come un campanello di allarme per il governo Monti. Nucara e Turco infatti invitano a non commettere gli errori fatti da altri governi, che si sono perpetrati per vent’anni: l’Italia, nella situazione finanziaria in cui si trova, non se lo può più permettere. Non se lo può permettere soprattutto un governo che fa del rigore e dei sacrifici la sua stessa ragione di vita e chiede sacrifici a tutti con le lagrime agli occhi, ma non alla Chiesa.

Il segretario repubblicano in proposito è stato quanto mai esplicito: “Ho visto che il governo ha detto di non averci pensato. Sarebbe bene che ora ci pensi”. Anche perché si tratta di recuperare diversi miliardi di arretrati, tali che di per sé risolverebbero non pochi problemi di bilancio ancora aperti. Senza mettere in conto che l’Ici è solo un aspetto di una questione che prevede anche altri capitoli. Nucara ha ricordato che c’è anche un problema concernente la forniture dell’acqua al Vaticano da parte della città di Roma. “La Chiesa non paga nemmeno l’Acea”, ha detto Nucara citando Caltagirone che, in quanto socio dell’Acea, vorrebbe giustamente i suoi rimborsi.

Evidentemente ci sono cattolici e cattolici. La Chiesa e tanto meno lo Stato italiano possono permettersi i cattolici imbroglioni. Se un albergo come il Santa Brigida di Roma fa pagare duecento euro a notte una stanza e non paga il fisco su questo servizio – perché sulla ricevuta c’è il timbro “omaggio” – siamo al furto vero e proprio. Anche per questo, attenzione a pensare di aprire una “trattativa” con la Chiesa, come vorrebbe monsignor Bagnasco. Lo Stato non fa nessuna trattativa: lo Stato applica le leggi. Anche perché, grazie al lavoro meticoloso dell’avvocato Alessandro Nucara, esperto di diritto comunitario, e del fiscalista Carlo Pontesilli, è già stato avviato il ricorso alla Commissione Europea.

Sarebbe davvero clamoroso per l’ex Commissario alla concorrenza Monti trovarsi con una procedura di infrazione su questo tema, che pure appare estremamente semplice da affrontare.

L’esenzione dell’Ici va concessa ai soli luoghi senza fini commerciali. Chiese, santuari, sedi di diocesi e parrocchie, biblioteche e centri di accoglienza. Un cavillo capace di piacere sia al governo Prodi sia a quello Berlusconi – e cioè quello che estendeva tale privilegio a tutte le attività “non esclusivamente commerciali” – non è accettabile. Monti lo tagli una volta per tutte, si risparmierà un sacco di problemi comunitari, dimostrerà di non essere un governo emanazione della Chiesa e metterà pure in cassa qualche miliardo senza costringere nessun cittadino italiano a versare altre lacrime.

 

5 – Ici, Nucara a Radio Radicale

 

Intervista dell’on. Francesco Nucara a Radio Radicale su Ici e beni immobili della Chiesa cattolica, 12 dicembre 2011

“Più che sensibilizzare sul tema, occorre ristabilire la legalità. Come è a tutti noto, la Chiesa dovrebbe pagare l’Ici però, in un decreto del governo Prodi fatto da Bersani in qualità di ministro competente, era scritto che la Chiesa avrebbe pagato l’Ici ove ci fossero state attività esclusivamente commerciali. Naturalmente basta mettere una piccola cappelletta di 2 metri quadrati o un metro quadrato in un corridoio di un ospedale o di una scuola, per dire che non si tratta di esercizio esclusivamente commerciale.

Abbiamo presentato insieme ai radicali, tramite l’avv. Alessandro Nucara, una procedura di infrazione allo Stato italiano su questo problema, proprio perché così manca la concorrenza. Da ieri c’è una dichiarazione del dott. Roscioli, presidente della Federalberghi di Roma, che nota come ci sia una lesione della concorrenza tra gli alberghi che pagano l’Ici e gli alberghi, di tipo ecclesiastico, che l’Ici non la pagano.

Addirittura mi risulta direttamente che, in un albergo al centro di Roma, a Piazza Farnese, di proprietà della Chiesa, quando il cliente che ha pagato i suoi 200 euro (quindi non è una struttura proprio per pellegrini) lascia la stanza, sulla fattura mettono lo dicitura ‘omaggio’: per cui evadono anche Irpef e anche l’Iva.

Noi vogliamo che sia ristabilita la legalità, che quell’avverbio – ‘esclusivamente’ per attività commerciali” – venga cancellato e sia precisato: ‘per attività commerciali’. Perché se io ho un fabbricato di 1000 metri quadrati e un metro quadro è dedicato all’attività ecclesiastica, alle preghiere, mentre i rimanenti 999 sono per attività commerciali, allora abbiamo il caso di una attività ‘prevalente’, cioè quella commerciale.

E in un momento come questo, dispiace che il Presidente del Consiglio Monti, che è stato già Commissario per la concorrenza e per il mercato nella Ue, dica in una trasmissione “sapete, sull’Ici alla Chiesa non ci abbiamo pensato”. Bene, una volta che te l’hanno detto e ci hai dunque pensato, cosa si decide di fare? Visto che per cinque anni hai esercitato la funzione di Commissario alla concorrenza, visto che ci vantiamo della lotta che tu, giustamente, signor Presidente del Consiglio, hai fatto ai monopoli nella tua attività in Europa, ora che cosa decidi di fare?

Per quello che riguarda le dichiarazioni di Bagnasco, ecco che ci fa una concessione e dice: trattiamo. No. Bagnasco deve pagare l’Ici come la pago io, come la paga qualunque cittadino.

Qual è il problema vero? Il problema è che se questo procedimento di infrazione va avanti, come pare stia andando avanti, tanto che Monti stesso ha detto nella conferenza stampa a Bruxelles di essere “a conoscenza di iniziative in proposito che riguardano lo Stato italiano”, la Chiesa non deve pagare soltanto l’Ici per gli anni a venire, ma deve dare anche gli arretrati per gli anni passati. Certo, non è un problema oggettivamente molto semplice. Quando il deputato Paola Concia nella sua mozione scrive che bisogna far pagare il 30% alla Chiesa, dice una cosa che non sta né in cielo né in terra. Se le attività della Chiesa vengono considerate da parte dell’Europa legali, bene; ma, se sono considerate illegali, la Chiesa deve pagare tutta l’Ici come la pago io e come la pagano i cittadini. Poi c’è il problema delle banche, ma quella è un’altra questione. Oggi ci interessa la Chiesa. Il pagamento degli arretrati per l’Ici non versata negli anni precedenti risolverebbe tantissimi problemi della manovra finanziaria: si recupererebbero miliardi di euro”.

6 –  Far pagare l’Imu alla Chiesa con gli arretrati

 

Intervista di Francesco Nucara a Radio Radicale, a cura di Alessio Falconio, 17 settembre 2012

Nucara, segretario nazionale del Pri, cosa pensa, sentendo Berlusconi sull’abolizione dell’Imu, in caso di una sua vittoria, e ricordando quando da Vespa, nel 2006, durante il faccia a faccia con Prodi, dichiarò che avrebbe abolito l’Ici? Ora ne è passato di tempo e, nonostante la situazione europea e la congiuntura economica, notiamo che Berlusconi in questo è coerente…

Berlusconi è coerente. Ha sempre detto “meno tasse”, ma poi i bilanci non quadrano. Potrei dare un consiglio affettuoso al mio amico Berlusconi: se fa pagare l’Imu alla Chiesa con gli arretrati, allora può esonerare gli italiani dal pagamento dell’Imu. Ma riesce a convincere Gianni Letta, come ambasciatore presso il Vaticano, che il Vaticano deve pagare l’Imu, come fanno gli italiani? Oppure, essendo il Vaticano uno Stato straniero – come sostengo io – che interferisce con la politica interna dell’Italia, non deve pagare l’Imu? E’ questo il problema.

Non volendo prendere sul serio quello che ha detto Berlusconi, potremmo derubricare la frase sull’Imu come battuta da campagna elettorale, in attesa di capire con che legge si voterà. Volendo invece prenderlo sul serio, lei, da laico repubblicano, pensa che bisogna pensare prima a quello che non si è fatto quando eravamo maggioranza, nonostante le vostre posizioni?

Noi insieme ai radicali abbiamo fatto una bella battaglia anche a livello di Commissione europea e qualche passo in avanti lo abbiamo fatto oggettivamente, tanto da costringere qualche cardinale potente a dire che forse è giusto che anche la Chiesta paghi l’Ici. Ma io la prenderei come battuta da campagna elettorale, che poi così non è, perché Berlusconi si contraddice dichiarando nella stessa intervista che prima di decidere se candidarsi deve vedere con quale legge elettorale si voterà. Ma il futuro del Paese non può dipendere da leggi elettorali che sono pro o contro qualcuno. Le leggi elettorali dovrebbero essere nell’interesse generale del Paese. Voglio esagerare dicendo che la legge elettorale può essere qualificata a rango costituzionale perché deve tutelare l’interesse di tutti. Mi pare che, per come stiano andando le cose – e l’ho già detto in tempi non sospetti e lo ripeto anche se può sembrare una cosa impossibile – alla fine ci terremo il porcellum.

Anche l’Europa ci richiama e richiama tutti i paesi membri a non cambiare le leggi elettorali, a meno di un congruo periodo dal voto. Già sei mesi è un periodo imbarazzante perché si rischia di fare un vestito su misura…

Dicevo proprio questo. Non si può fare una legge elettorale pro o contro qualcuno. La legge elettorale si deve fare per il Paese.

Quindi finirà con il porcellum la discussione al Senato?

Nessuno voterà il porcellum. Ma secondo me si creerà una situazione di stallo per cui nessuna legge andrà avanti. Si può fare una legge elettorale votando gli articoli in Aula a maggioranza o a minoranza? Non si può fare così, a spizzichi e bocconi. Allora meglio rimanere come siamo. Credo che la politica italiana abbia bisogno di un dispiegarsi di idee che non ci sono. Mettiamo da parte la politica dei sondaggi. Confucio diceva che il popolo segue i propri capi senza sapere il perché. Perché il populismo dice: “Vogliamo una nuova legge elettorale”, senza sapere quale. A questo porta il populismo. Nella nostra classe politica mancano idee, idee da realizzare e da portare in Parlamento, da tramutare in leggi e in iniziative governative.

Invece di fare quello che lei suggerisce, i partiti, più si avvicina il voto, più fanno campagna elettorale e prendono le distanze, almeno a parole, dall’operato di questo esecutivo.

Se fossi Monti, a un’agonia preferirei una morte veloce. Il problema che lei molto efficacemente pone è che si bada più alla campagna elettorale prossima che non alle cose concrete da realizzare. Anche nel mondo giornalistico e parlamentare è da maggio che si dice che si sarebbe votato a ottobre. Ma io ho sempre detto che non sarebbe accaduto perché a ottobre c’è il problema dell’aggiornamento della finanza pubblica, perché è il presidente della Repubblica a sciogliere le Camere e ha sempre detto che non lo avrebbe fatto. Noi abbiamo perso un anno a dire “si vota, non si vota” e per la mia esperienza, ormai di diversi anni in Parlamento, quando inizia a serpeggiare l’idea di un possibile voto, non si fa più niente. Spesso i giornalisti criticano i parlamentari assenti al voto: ma noi stiamo votando leggi? No, stiamo votando solo mozioni, non leggi, solo mozioni.

Come quella sulla trattativa Stato-mafia. Cosa ne pensa?

Ma con tutti i problemi che ha il Paese, si può perdere tempo a parlare di questa presunta trattativa, a distanza di vent’anni?

O si fanno le indagini e i processi, oppure per il Parlamento rischia di diventare un diversivo, anche per la stessa lotta alla mafia.

Violante docet: aveva trasformato la commissione antimafia in un’aula di giustizia; e poi anche gli altri, pensando di poter fare la stessa cosa. Ma se io vado a vedere l’elenco di tutti i commissari antimafia, mi viene da dire: lasciamo perdere, va’…

 

Il 19 dicembre 2012 la Commissione europea ha emanato una decisione nella quale, alla luce delle norme Ue sugli aiuti di Stato, ha considerato effettivamente illegittime alcune delle agevolazioni Ici.

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