IMMIGRAZIONE: UN ALTRO PASSO VERSO LA DISINTEGRAZIONE DELL’EUROPA ?
La questione degli immigrati, benché in questo periodo gli sbarchi siano calati drasticamente, sta preoccupando i leader europei sempre di più, incalzati dai cittadini, che ormai esausti e allarmati da questo fenomeno migratorio che sembra non finire mai, si rivolgono in massa a quelle forze politiche che sono più dure nei confronti degli immigrati facendone un proprio cavallo di battaglia.
Poco importa se queste forze prospettano soluzioni draconiane che nella realtà non si potranno realizzare, come ad esempio rispedire a casa i 600 mila irregolari che si trovano in Italia nel giro di pochi mesi o quella di bloccare i porti italiani. Ormai la paura di essere sopraffatti da milioni di poveri africani in cerca di fortuna in Europa ha preso il sopravvento e nulla sembra faccia desistere neppure il numero dei morti che in questo ultimo periodo è aumentato notevolmente.
Un fenomeno complesso che potrà essere affrontato solo con uno sforzo congiunto di tutti gli Stati dell’UE e non solo che finora purtroppo non c’è stato al punto che, e a ragione, l’Italia e la Grecia lamentano il non rispetto delle ridistribuzioni degli immigrati e si sentono lasciati soli, mentre altri Paesi a sua volta lamentano che noi italiani non abbiamo adempiuto il controllo e l’individuazione degli immigrati facendo transitare verso il Nord Europa frotte di irregolari (solo in Italia attualmente ci sono 600 mila di irregolari) e così di seguito. In una confusione generale, ci si rimpalla responsabilità e comportamenti unilaterali come sta accadendo in questi giorni con le ONG o ai confini del Brennero, ecc.
Questa situazione d’incertezza e non collaborazione preoccupa il cittadino che si aspetterebbe dalle istituzioni, se non la soluzione del problema, almeno un comportamento corretto e uniforme di tutti gli Stati membri dell’UE. Questo ha alimentato l’insicurezza e la protesta con risultati elettorali tali che in poco tempo hanno trasformato il volto dell’Europa. In Italia la Lega di Matteo Salvini col vento in poppa, in Francia il Fronte nazionale di Le Pen, in Germania l’estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), in Austria il governo di destra con Sebastian Kurz e ad Est il gruppo di Visegrad.
L’Europa senza l’Inghilterra ha perso una grande democrazia ed è più debole ma un’Europa senza la Germania o la Francia non esiste proprio. E la crisi di questi giorni che ha coinvolto la Grande coalizione tedesca con la richiesta, da parte del ministro dell’Interno Seehofer, di una linea più dura ha messo e in futuro metterà in difficoltà ancora di più il già confuso Consiglio europeo.
Il rischio di accentuare il potere degli Stati nazionali è già in atto e come un effetto domino si cerca di by-passare il Consiglio europeo con accordi bilaterali tra Stati che a sua volta penalizzano un terzo (vedi l’esempio dell’esercito al Brennero a discapito dell’Italia) e così di questo passo si arriverà alla limitazione della libera circolazione e il ritorno alle frontiere.
Sarebbe la panacea delle forze nazional sovraniste che hanno bisogno di un nemico esterno ma anche la fine dell’Unione Europa.
La soluzione per ridurre i flussi immigratori, oltre a non cedere all’emotività, come giustamente fa appello il Presidente
Mattarella ai governi (poiché gli sbarchi sono calati dell’85 perc cento), è quella di unire le forze per un vero intervento in Africa, come si è fatto dopo la seconda guerra mondiale, con investimenti importanti e il coinvolgimento non solo dei Paesi dell’Europa ma anche degli Stati Uniti, della Russia e della Cina.
L’Africa si trova nelle condizioni sociali ed economiche che da sola non potrà affrontare e fermare l’esodo dei propri figli e solo con un mondo più solidale, come accadde in Occidente subito dopo la devastazione catastrofica della Seconda guerra mondiale, con il Piano Marshall, si potrà fermare questo esodo che sconvolge l’Umanità intera. Non è una cosa impossibile e in più casi gli Stati del mondo collaborano per fini solidali ed economici per l’Umanità e le future generazioni, come ad esempio con il Protocollo internazionale di Kyoto per contrastare il riscaldamento climatico.
L’Unione Europea dovrà agire unita e guidare una solidarietà mondiale in aiuto ai popoli africani bisognosi, altrimenti divisa, tra Stati sempre più autoreferenziali e sovranisti, sarà la fine della cultura europea con risvolti sempre più cupi e minacciosi per un futuro sereno