UNA MANOVRA INESISTENTE
Post di Franco Torchia
LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO
Gentiloni “Bilancio utile per sostenere la crescita”.
Padoan : Le risorse porteranno ad una “crescita robusta ma anche inclusiva”.
Ma di che cosa stiamo parlando ?
Nella Conferenza stampa tenuta alla fine del Consiglio dei ministri di oggi un imbarazzatissimo Gentiloni ha evitato di dare i numeri di quella che anche un giornale amico del Governo deride definendola “Una manovrina”.
Quando il “primo obiettivo” di una legge di bilancio diventa “quello di evitare aumenti dell’Iva” vuol dire che questo Governo non ha più nulla da dare al Paese.
Vincolare tre quarti della manovra, ovvero 15,7 miliardi per la sterilizzazione della clausole di salvaguardia, appunto l’aumento dell’IVA ed impegnare poco più di 600 milioni per la crescita, è la rappresentazione di un Governo ormai dedito alla politica del giorno per giorno e senza nessuna strategia per lo sviluppo del Paese.
Negli ultimi mesi si sono dati i numeri, grandi cifre, si è sprizzato ottimismo ad ogni dichiarazione, interviste di ministri cariche di illusioni.
Tutto alla fine si è ridotto ad una farsa, l’ennesima, nella quale è stata annunciata una manovra necessaria per rilanciare la competitività del Paese e consolidare la crescita economica.
Non sappiamo quanto il Governo abbia faticato e quanti grandi economisti e personalità illustri abbia consultato, per mettere nero su bianco la cifra complessiva di 20 miliardi, pari all’importo utilizzato nel decreto legge di Natale per salvare Monte dei Paschi.
Quello che è chiaro è che questa legge di bilancio non potrà avere nessuna capacità di sollecitare e spingere la crescita economica.
E verrebbe quasi da imprecare contro il Governo se la questione non rasentasse il ridicolo per l’esiguità delle cifre indirizzate alla crescita e al lavoro.
Soltanto 338 milioni per la decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato.
Soltanto 300 milioni per rifinanziare il pacchetto industria 4.0. e quindi per gli investimenti delle imprese.
E meno male che almeno ci sono altri 600 milioni che vanno ad incrementare il reddito di inclusione, cioè l’assegno per le famiglie povere, altrimenti non capiremmo che senso avrebbe scrivere una legge di bilancio che somiglia vagamente al conto della spesa di una famiglia che è costretta ad erogare gran parte del proprio reddito al pagamento dei debiti e a riservare soltanto una piccolissima parte per le spese giornaliere senza la possibilità di poter investire per il futuro dei propri figli.
Non c’è traccia alcuna di tagli alla spesa pubblica improduttiva o di riduzioni del debito sul quale proprio tre giorni fa il Fondo Monetario internazionale ha espresso tutte le sue preoccupazioni.
Un debito che l’Italia deve rifinanziare ogni anno per 400 miliardi di euro e che nel 2016 è costato al nostro Paese 67 miliardi di euro per interessi, quasi il 4 % del PIL bruciando quindi la crescita di tre anni.
Del resto il ministro Padoan non sembra preoccuparsene più di tanto limitandosi a dire che il debito pubblico scenderà quest’anno e soprattutto nel 2018. Sono anni che ripete lo stesso ritornello.
Somiglia tanto alla storiella del digiuno ordinato dal medico a Mastro Geppetto a cominciare da “domani”.
E come si fa a non dire agli italiani che anche le manovre degli anni successivi saranno fortemente condizionati da 30 miliardi di clausole di salvaguardia che ancora pesano come un macigno sui conti del nostro Paese e che impediranno ai prossimi governi di utilizzare la flessibilità europea per investimenti infrastrutturali ?
Nessuno sembra curarsene ma in queste condizioni il rilancio dell’economia italiana sarà fortemente condizionato da questi elementi negativi.
Ed in campagna elettorale questi problemi verranno messi in sordina ed ancora una volta gli italiani saranno turlupinati del loro voto.